La creatività come palestra dei sensi. La Formazione X come sfondo.
Lo voglio fare più in termini metaforici che analitici, privilegiando il linguaggio analogico, piuttosto che quello logico.
Mi piace la creatività.
Mi piace il suo farsi, il suo dispiegarsi, il suo diventare esperienza.
Per questo sono interessata al suo “processo”, piuttosto che alla sua “struttura”.
Per me la creatività è come la ricomposizione di elementi già dati, già conosciuti in qualcosa di nuovo, imprevedibile e impensabile prima.
Un po’ come mettere insieme diversi ingredienti per trasformali in un piatto gustoso:
cucinare per me è la metafora della creatività per eccellenza, fa parte di un processo dove si può solo aggiungere, aggiungere ingredienti per trasformare il gusto e dare all’insieme una forma diversa.
Come in cucina non può mancare il sale,
“il sale”, la condizio sine qua non da cui parte il processo creativo, è l’esistenza di almeno 2 cose diverse.
Secondo il pensiero di Hegel potremmo chiamarle tesi e antitesi.
Se A è la tesi e B è l’antitesi, A e B potrebbero non incontrarsi mai e rimanere immutati nelle loro differenze.
Come una coppia che litiga sempre, oppure A e B potrebbero litigare, litigare e ancora litigare, e alla fine giungere ad un accordo.
E questo si chiama compromesso.
C’è un’altra possibilità: quella che Hegel chiama la sintesi.
In questo caso A e B trovano il modo di stare insieme senza rinunciare alla loro peculiare specificità.
Per esempio se A è una zolletta di zucchero è poco creativo che si metta insieme ad un’altra zolletta di zucchero: sempre zucchero sono.
Diversamente: se A per esempio si mette insieme al caffè viene fuori il caffè dolce, una nuova cosa, un’invenzione!
Non solo è necessario per il processo creativo che le cose che mette insieme siano diverse, questa diversità bisogna accettarla ed anche amarla!
Per esempio c’erano una volta due sorelle che volevano la stessa arancia.
Allora che fanno per averla entrambe?
La dividono a metà.
Poi, una sorella spreme la propria metà per berne il succo, l’altra sorella invece usa le scorze per l’aroma.
Morale della storiella: se le sorelle si fossero confrontate e accordate prima avrebbero potuto spartirsi l’arancia in modo da non fare nessuna rinuncia.
Il compromesso è sempre una rinuncia, la sintesi no.
Come 2 opposti che si attraggono, come un uomo e una donna, ci sarà tra loro sempre una forza, una corrente che li lega, e da questa “tensione elettrica” che nasce il loro stare insieme, il loro rapporto.
Quindi, il processo creativo richiede di amare cose diverse ed in più di reggere la tensione che queste cose diverse creano mettendosi insieme.
La freschezza e la forza di una nuova cosa creata, è qualcosa che si sente, quella cosa lì emana vita.
È la vividezza del nuovo.
Non è la solita minestra riscaldata, la solita solfa, non è una ripetizione.
Qualcosa è appena nato! Qualcosa è stato appena partorito!
Non si può essere protagonisti di una trasformazione, di una novità, senza esserne a propria volta trasformati e rinnovati.
“Nulla nutre di più la fame dell’anima dell’atto creativo“.
E qui cito il mio maestro, Paolo Quattrini dal suo libro, “La fenomenologia dell’esperienza”:
“Non c’è gloria, successo, guadagno maggiore per l’anima che si nutre dell’atto del creare, che lascia a lungo nell’anima una scia, una traccia di piacere e soddisfazione.”
Io sono una psicoterapeuta e sono vivamente interessata all’atto creativo nel mio lavoro, io voglio che le persone possano mettere la creatività al servizio della quotidianità, perché credo che questo possa farle stare meglio.
Perché allora è così difficile avere a che fare con la creatività?
Perché spesso siamo costretti ad andarla a cercare fuori dalle nostre scuole e famiglie?
Il costo della creatività è che è un processo imprevedibile.
Non si può sapere dove porterà prima che avvenga, è molto difficile da controllare.
Questo può far correre un grosso rischio: quello di fare delle brutte figure.
Questo è il prezzo da pagare: forse sembrare un po’ strani, non sempre farci bella figura.
Quella del fare bella figura è una questione collegata al narcisismo, tema centrale nella psicologia contemporanea.
E in effetti è un problema!
Rimetterci la faccia, a volte, può voler dire anche rimetterci il lavoro, il guadagno, la sopravvivenza.
Come è possibile allora esercitare la creatività senza rimetterci troppo?
Non è che, per esser creativi, bisogna inventarsi una nuova conferenza al giorno!
Anzitutto deve essere qualcosa che interessa a te!
Qualcosa di piacevole e entusiasmante per te!
In più meglio evitare di rischiare qualcosa di nuovo con tutto ciò che è strutturato e ha senso.
Tipo: guadagnare, vincere, oppure la tua relazione sentimentale.
Tra le attività formative che “Lo Specchio Magico” propone in collegamento alla didattica di “IN Counseling” (la Scuola di Formazione Professionale che gestisce questo blog), La formazione X è un ottimo spazio, protetto, dove permettersi di cominciare a giocare un po’, mettere in atto la propria creatività, sperimentarla, farla vedere, toccarla con mano, senza correre rischi che non si possono gestire.
Un altro luogo dove ci si può permetter di esser creativi sono le sedute di psicoterapia ad orientamento gestaltico.
Sono una psicoterapeuta della gestalt. Tiro l’acqua al mio mulino.
Propongo di “scendere” a livelli pre-pulsionali e pre-intenzionali per allenarsi un po’, tipo giocare con gli amici.
La creatività è soprattutto questo: gioco.
Non gioco di squadra, tipo calcetto, o giocare a poker.
No: gioco così, tanto per giocare, tipo quelle serate che non si ricorda bene di che si è parlato, si ricorda solo quanto si è riso insieme agli amici, sparando le prime scemenze che ti passano per la testa.
Il divertimento del gioco senza troppi rischi è qualcosa che scioglie,
che rimane, qualcosa che sblocca:
si stanno combinando insieme elementi non ancora strutturati.
Voi che ne pensate di questa mia visione della creatività?
Che vi arriva?
Sono curiosa di confrontarmi con chi legge ciò che ho scritto.
Cari saluti a Tutti.
Ciao Paola.
W la creatività e W noi che l’amiamo.
Mi piace il tuo articolo, per il tema che tratta e per il modo.
Io voglio aggiungere che creativa non è solo la sintesi.
Creativo è lo stare insieme ed il mettere insieme le diversità in tutti i modi che funzionano:
la contaminazione, l’integrazione, l’associazione, la differenziazione, l’identificazione, l’accostamento, l’interscambio e … chi più ne ha, più ne metta.
Ad maiora.
Domenico.
ciao Domenico,
approvo e concordo con te!!!!
W l’esserci nelle differenze, perchè porta a un maggiore scambio e ricchezza della relazione!!!
W gli scambi della “Formazione X” e gli scambi in genere tra le persone, tra i colleghi, tra i formatori e gli allievi, tra le famiglie….
e chi più ne ha più ne metta….
Paola