ELOGIO DELLA TRISTEZZA
Te ne sei andato, papà.
Ti ho visto morto, inanimato nella tua caritatevole bara, e una sofferenza che non conoscevo, la più grande della mia vita, mi ha assalito.
L’ho sentita nel petto, lì dove circola il respiro e dove batte il cuore.
L’ho sentita nella gola, dove originano le parole.
L’ho sentita nelle tempie, nella fronte e nella nuca, come un’eco rimbombante del pensiero insopportabile che Tu non ci saresti più stato.
L’ho sentita tra il naso e gli occhi, dove le lacrime correvano.
L’ho sentita lungo tutto il corpo, come forze che venivano meno.
Quella sofferenza era il farsi vuoto che la Tua morte stava scavando dentro di me.
Il vuoto si fa spazio togliendo quello che c’è.
In me toglieva la sostanza di carne, di ossa, di nervi e di sangue, delle emozioni di piacere e di benessere che avevo provato per il Tuo essere in vita.
Da qui lo strazio. Un dispiacere infinito, che è diventato tristezza.
E questa tristezza puntellava quel vuoto, ne costruiva le pareti interne, diventava contenitore.
Magnifica è la tristezza!
Magnifica è stata per me questa tristezza.
Perché ha contenuto e mi ha permesso di stare con tutti i sentimenti di piacere che ho provato e che provo per te, papà:
l’affetto, la tenerezza, la stima, il riconoscimento, la benevolenza, la compassione, l’ammirazione, la nostalgia, l’apprezzamento, la fiducia, la simpatia, il rispetto, l’orgoglio.
Caro papà, questa tristezza è stato il contenitore dentro il quale ho potuto rovistare e ritrovare tutto ciò che di bello è stato il nostro rapporto, tutto ciò che di bello, del nostro rapporto, mi hai saputo dare e io adesso ho.
Per questo ti elogio, tristezza.
Domenico Nigro
Direttore didattico Scuola IN Counseling Torino – Lo Specchio Magico
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