Grazie al Laboratorio di Psicomotricità del “Lo Specchio Magico”.
Partecipare all’ultimo incontro del Laboratorio di Psicomotricità per adulti del “Lo Specchio Magico” è stata per me una vera e propria esperienza di creatività.
Muoversi nello spazio senza un fine se non quello di muoversi.
Compiere movimenti senza senso o dai quali non ricercare un senso o una spiegazione. Lasciare andare, interrompere, quella perenne ricerca di significati che, a discapito del contatto con la nostra vera essenza, ci richiude in gabbie, a volte dorate, a volte dolorose, dalle quali spesso non sappiamo, non vogliamo, uscire.
Giochi con oggetti della vita quotidiana che, svuotati dei loro comuni significati, diventano parte integrante della nostra esistenza, del nostro esistere nel tempo di quel “lì e allora”.
Costruzioni fantastiche emerse da movimenti senza senso e da oggetti diventati altro rispetto al loro uso comune.
Se guardiamo con gli occhi di una società per cui siamo realizzati solo se produciamo o contribuiamo a produrre qualcosa, forse niente più di un gioco.
Molto più di un gioco, se guardiamo con gli occhi privi di giudizio di chi ricerca dentro di sé, prima che fuori, qualche briciolo di verità.
Quella sera, quei movimenti e quei giochi senza un fine, o forse senza fine, mi hanno permesso di entrare in contatto con uno stato dell’essere in cui ho provato un piacere particolare.
Non avevo bisogno né di un fine né di una spiegazione.
Era piacere e non era godimento, o almeno non il godimento quale appagamento dei sensi.
Non avevo bisogno di condividere quanto stavo vivendo con altri, non per egoismo, ma in quanto gli altri ne erano già inclusi.
Questo piacere ha riempito talmente quei momenti, il “qui e ora” di quel momento, che una volta terminato non mi ha procurato alcun senso di mancanza.
In quello spazio, ho sperimentato l’atto creativo!
So che queste parole possono apparire alquanto stravaganti.
È difficile trasmettere, prosaicamente, l’intero senso di un’esperienza vissuta, principalmente, ad un livello, oserei dire, spirituale.
Per questa ragione voglio concludere questa mia condivisione donando, a chi vorrà accoglierlo, poeticamente, l’atto di scrittura creativa, che mi ha permesso di ricostruire il senso che quella serata ha avuto per me.
Grazie a Ida e Simona, che quella serata hanno condotto.
VAGARE
(non tutti quelli che vagano si sono persi. J. R. R. Tolkien)
Vagavo solo per il mondo alla ricerca di non so cosa. Giravo intorno a me e giravo intorno al mondo. Non sentivo la solitudine, non cercavo qualcuno o qualcosa.
Ma un giorno, davanti a me, vidi una donna che aveva un bellissimo foulard. Mi piacque lei e mi attrassero i colori del suo foulard. Mi avvicinai. Con la donna ci guardammo soltanto, senza bisogno di dirci niente. Io nudo davanti a lei e lei con il suo foulard.
Non lo desideravo, ma lei, quasi a leggere un desiderio nascosto a me stesso, si tolse il foulard e con quello mi cinse la testa.
Solo in quel momento mi accorsi del sole che picchiava forte e dal quale, adesso, il foulard mi proteggeva.
Riprendemmo così, adesso insieme, a vagare nel mondo. E partimmo dal deserto, alla ricerca di non so cosa.
Fin quando un giorno, davanti a noi, incontrammo il mare. Non l’avevamo mai visto, ma sapevamo che era il mare. E ci piacque. Il suo refrigerio, la sua vastità, i suoi colori, il suo odore, il suo movimento …
Fu così che cominciammo a solcarlo.
E da allora navighiamo, soli ed insieme, alla ricerca di non so cosa.
Paolo.
SE VUOI PARTECIPARE AD UNO DEI NOSTRI LABORATORI DI FORMAZIONE PARTECIPATA E/O AD UNO DEI NOSTRI WEEKEND DELLA Formazione “X”.
Leggendo il tuo racconto, il mio ricordo è andato a quella sera e all’emozione della tua voce nel momento in cui hai condiviso con noi presenti la tua storia, un viaggio condotto attraverso oggetti inanimati e corpi in movimento come luogo di un processo il cui filo conduttore è stato il gioco. Gioco che in psicomotricità è pretesto, spazio, azione, ma anche pensiero senza giudizio e pregiudizio, contenitore di emozioni che emergono e appaiono chiare, senza un preciso senso, scaturiscono e noi le osserviamo, consapevoli che sono lì per indicarci una nuova strada, nuove possibilità. Grazie per averci fatto dono della tua storia, testimonianza delle occasioni che possiamo sperimentare nel momento in cui accogliamo, con leggerezza nel nostro cuore, gli altri e noi stessi, senza il peso di una testa pensante colma dei molteplici veli creati dalla nostra “adultità”.