Il Counseling come ascolto, consapevolezza, presenza.
Laboratorio esperienziale di Ascolto, Consapevolezza e Presenza
A cura di Paolo Schifano – Scuola “IN Counseling Torino”
I Mercoledi, 13 novembre, 27 novembre, 11 dicembre 2013
Aperto a tutti i soci del “Lo Specchio Magico”
(quota associativa annua: 40 €)
Ore 20,00 – 22,30
“… considerando che il saper ascoltare bene è il punto di partenza per vivere secondo il bene” (Plutarco – L’arte di ascoltare)
Tu non mi ascolti mai … ascoltami per favore, devo dirti qualcosa … ma non senti quanto sto male … ma non stare ad ascoltarlo … se ascolti me non fai quella cosa … se mi ascolti fai così … dai ascolto alla tua coscienza … non ho più voglia di ascoltarti … starei ore ad ascoltarti …
Per avere buone relazioni saper ascoltare è una regola fondamentale: senza scomodare filosofi o psicologi, ma semplicemente restando nell’uso comune del termine ascolto è evidente che se non ascolto cosa mi dice l’altro come posso essere in relazione con lui?
Eppure a fronte di un’azione comune, quotidiana, di facile comprensione – ascoltare –sicuramente chiunque ricorda qualche esperienza in cui il mancato ascolto, nostro o dell’altro, è stato causa di problemi e di difficoltà relazionali.
Esistono molti manuali che parlano di ascolto o, per meglio distinguere dall’attività imputata all’organo dell’udito, diciamo di ascolto attivo. In questi manuali sono indicate una serie di regole da adottare per praticare quella che già dai tempi di Plutarco veniva definita un’arte: l’arte di ascoltare.
Una delle regole base dell’ascolto è la seguente: “se vuoi comprendere quello che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva …”
Questa regola chiama in causa il concetto di accoglienza che, a sua volta, introduce un’altra regola: “per accogliere il messaggio dell’altro (e quindi per accogliere l’altro), occorre aprirsi e rinunciare al giudizio a priori”. Infatti per riuscire ad ascoltare l’altro devo innanzitutto accogliere quello che mi sta dicendo. È un po’ come se qualcuno bussa alla porta di casa nostra e noi, a secondo di come lo accogliamo gettiamo le basi di una relazione: lo facciamo accomodare, oppure lo teniamo sulla porta, oppure non apriamo nemmeno la porta …
Accogliere l’altro: ma se l’altro non mi piace, se non mi piace quello che dice, se non mi piace ma non glielo posso dire o comunque non riesco a dirglielo! Pensate ad es. al vostro capo, o anche a qualcun altro con il quale avete un qualche legame, che vi chiede di fare qualcosa che a voi non piace … o che non volete fare. Provate a ricordare se avete detto di si pur pensando di no, oppure avete detto di no ma poi vi è rimasto un certo senso di pesantezza per non avere svolto il compito richiesto! Provate a ricordare quali emozioni avete provato.
Emozioni: sì, è chiaro che nella relazione con l’altro, chiunque esso sia, lo stato emotivo in cui mi trovo può fare la differenza e la capacità di accogliere (di stare con) lo stato emotivo mio e dell’altro diventa il primo parametro per definire la qualità della relazione. Questo “stare con” introduce il concetto di contatto ed in particolare il contatto con le (proprie) emozioni, che possiamo così definire: “Il contatto è l’insieme di disposizioni verso di sé e verso l’altro che dà luogo ad una “apertura” relazionale che permette di comunicare in modo sincero, partecipato e congruente, e di essere ascoltati con interesse e partecipazione, senza distorsioni e fraintendimenti, con la consapevolezza di entrambi i partecipanti che tutto ciò sta avvenendo”.
L’insieme di questi tre concetti, ascolto, accoglienza, contatto, forma il triangolo della consapevolezza emotiva, sulla base della quale costruiamo ogni tipo di relazione. E quanto più aumenta la nostra consapevolezza emotiva tanto più saremo presenti nelle nostre relazioni.
Ma come faccio! Come faccio ad ascoltare, ad accogliere, a stare in contatto con le mie emozioni, se quando il capo vuole qualcosa da me io comincio a tremare, se quando incontro quella ragazza e lei mi parla arrossisco e non so cosa dire, se quello che chiede mia figlia non mi piace e mi arrabbio, se quando mi succedono queste cose io non so cosa fare …
Ascoltare è un arte. E come tutte le arti si impara e per imparare bisogna fare, bisogna esercitarsi. Così come a camminare si impara camminando, ad ascoltare si impara ascoltando. Non solo ciò che l’altro ci dice, ma prima e soprattutto le nostre reazioni emotive a ciò che l’altro dice. Imparare quindi ad essere presenti a ciò che accade dentro e fuori di noi, perché essere consapevoli degli stati emotivi che ci attraversano in ogni momento della nostra vita, è il primo vero supporto per riuscire ad avere relazioni soddisfacenti, perché “quello che accade dentro di noi determina ciò che accade fuori … ed il modo in cui ci relazioniamo con il nostro vissuto può rivelarci molto del nostro modo di relazionarci con l’altro ed in definitiva del nostro modo di stare al mondo!”
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